Amori e demoni nel Libro di Sam. Storia di plagi, riscritture e collages in un epos persiano cripto-mazdeo, dal XI al XVII sec.
Il poema persiano Sām-nāme (Il Libro di Sām) tradizionalmente attribuito a Khwāju Kermāni (XIV sec.), ma probabilmente risultato di un collage di poemi di epoca safavide, è qui presentato in un’ampia sintesi inframmezzata dai versi più significativi. L’opera narra le gesta del prode iranico Sām e le sue interminabili lotte contro demoni, maghi e mostri che ostacolano la sua unione con l’amata Paridokht, figlia dell’imperatore di Cina. Il poema, benché inserito in una cornice romanzesca, è tuttavia di prevalente carattere eroico e folclorico-fantastico, e soprattutto s’innesta in una visione religiosa di tipo antico-iranico. Vi si percepiscono numerose risonanze dell’etica e della teologia zoroastriane, per cui l’opera offre materia di studio per gli specialisti di scienze religiose oltre che per filologi e antropologi. Il Libro di Sām pullula, inoltre, di temi e motivi riconducibili a un patrimonio mitico-leggendario antichissimo, come ad esempio l’uccello Simurgh, l’eroe sacro, la Città delle Donne.