La realtà esiste? Leggere Kracauer nell'era digitale
Leggere “Teoria del cinema”. La redenzione della realtà fisica di Kracauer può sembrare, oggi, un’operazione molto esclusiva. A partire dagli anni ’90, la fioritura degli studi su Kracauer ha certamente riportato l’attenzione su questo testo (assai meno su “Da Caligari a Hitler”), ma la nuova fortuna del nostro autore sembra attratta, soprattutto, dalla produzione weimariana. Così “Teoria del cinema” è rimasto in Italia, per almeno due decenni, fuori catalogo prima di essere nuovamente proposto. Partendo da quest’ultimo, “La realtà, esiste?” ha l’intento di riesaminare tale situazione ma estendendo il discorso in avanti (Prima delle cose ultime, il saggio sulla Storia, pubblicato postumo nel 1969) e all’indietro, verificando il rapporto con la produzione di Kracauer degli anni ’20, e in particolare con un saggio sulla fotografia (1927), e anche con la sua produzione narrativa, i romanzi “Ginster e Georg”. Il bilancio critico porterà a precisare innanzitutto ciò che in realtà “Teoria del cinema” non è, e a interrogarsi poi sulla sua possibile reattività, rispetto alla scena contemporanea – facendo emergere grosse sorprese. Fino ad arrivare a scoprirne l’operatività anche nell’attuale universo digitale, in cui l’immagine in movimento regna sovrana, e ben al di là dell’ambito della comunicazione e dell’“intrattenimento”, sorta di iconosfera che avvolge e permea la nostra esistenza. Tanto le immagini contemporanee sembrano allontanarci dalla “realtà fisica”, quanto, nello stesso tempo, lavorano su di essa. Davvero l’universo in cui siamo immersi ha perduto i contatti con questa dimensione materiale? Perseo non ha avuto bisogno di un’immagine riflessa per poter tagliare la testa di Medusa?
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