L'opera d'arte e il filosofo. Sguardo cieco - parola veggente
Il volume scaturisce dal rapporto tra Filosofia (scrittura-concetto-affetto-percetto) e Arte (immagine visuale-cieca-veggente). L’ouverture si connota come una serrata sequenza di saggi su un artista letto da un filosofo all’interno di un processo critico costruttivo/decostruttivo. Artista e filosofo si presentano protagonisti e insieme deuteragonisti. Un approccio del filosofo all’immaginario dell’artista configura modalità, visuali o discorsive, di un ritratto per sottrazione, che si struttura seguendo una prassi di ospitalità, una strategia di reciproca sopravvivenza. L’intento del saggio di Viana Conti è quindi quello di speculare sull’immagine e sullo sguardo critico che la osserva come doppio ritrarsi. L’artista, il filosofo, frequentati dal desiderio, dall’altro, dall’altrove, dall’oscurità illuminata della grotta batailliana di Lascaux, di quella lacaniana di Altamira, perseguono un autoritratto dell’uno tramite l’altro come dispositivi fecondi del sopra-vivere.