Quell'osso di babbuino lanciato nell'universo. Una storia per aneddoti di come abbiamo scoperto il cosmo
La scoperta del Cosmo è stata più complicata di come ci viene solitamente raccontato. Non si è trattato solo di una progressione di teorie, esperimenti e dibattiti asettici fra scienziati, ma anche di una lotta tormentosa tra filosofie, religioni ed esoterismo, che ha coinvolto anche la natura del corpo e del cervello umani. Una storia della scoperta scientifica dovrebbe tener conto di tutti questi fattori, dall’evoluzione biologica delle nostre facoltà cognitive alla spiegazione dei presupposti filosofici di certe svolte. Perché, ad esempio, il Medioevo dominato dal pensiero aristotelico non ha prodotto la rivoluzione astronomica di Copernico e Galileo, mentre il salto di qualità è avvenuto nell’Europa del Rinascimento, ispirata da Platone? Quanti conoscono l’astronomo e filosofo neoplatonico italiano che spiegò a Copernico la teoria eliocentrica di Aristarco da Samo? Goethe era fuori strada quando vide il presupposto della rivoluzione scientifica nell’invenzione della partita doppia del Quattrocento italiano? E Einstein che sente parlare di un’ipotesi inventata per gioco da un italiano e ne fa la base per la teoria della relatività generale, che cosa ci dice del rapporto fra matematica e fisica? Non sarà, come sospettano alcuni scienziati (John A. Wheeler, Tullio Regge), che il Cosmo è in realtà un Caos senza regole, sul quale proiettiamo le leggi matematiche che ci aggradano? E le attuali teorie degli “universi multipli” sono soltanto un altro gioco, come ci insegna Borges, o ci spalancano davvero le porte dell’infinito?
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