Onça. L’albero della scienza non è l’albero della vita

Onça. L’albero della scienza non è l’albero della vita

Il dominio spregiudicato della scienza, il dissidio tra fede e ragione, la protervia dell’artificiale in contrasto all’indomito, al selvaggio; l’epoca di Elon Musk che si mescola alle contraddizioni di Dostoevskij e ai sortilegi dell’epopea di Gilgamesh; l’idolatria della conoscenza e il linguaggio crudele del mito. Tutto viene ritratto, ripensato e distrutto in questo dialogo che ha il nitore dell’ultimo fuoco, a un ciglio dalla cenere. L’onça, il giaguaro amazzonico cui rimanda il titolo del libro, indica la violenta nobiltà di un pensare vertiginoso e pago, la postura di chi attraversa la cronaca come una spada, privo della cronica indulgenza degli intellettuali odierni, palestrati dell’ego; propone l’abbagliante vertigine di chi nulla ha da perdere e tutto divora. Per chi abita la provvisorietà e regna su frantumi, d’altronde, perfino la rabbia è un privilegio. Contro ogni fanatismo, in devozione al famelico. “Un libro disfunzionale rispetto all’oggi. Esagerato, eccessivo, intoccabile, inattingibile. Al di là di ogni genere, degenere, è come entrare in una voliera piena di serpi che abbiano divorato colombi, piccioni, piccoli rapaci...
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