E se ci avessero insegnato a non splendere. È ora di imparare la vera storia
"Nonostante avessimo tanto cercato di dimenticare lo strano episodio, le cose tra noi non furono più le stesse. Quel sistema generatore di armonia non ebbe più la forza di continuare a girare. I giorni, i mesi, persino gli anni passarono senza rimarginare quella ferita che decretò la fine di tutto. Solo quando finirono le nostre disavventure iniziai a rendermi conto di quanto poco bastasse per essere felici. Mi assunsi la piena responsabilità, fui io ad allontanarmi da tutto e tutti, mi sembrava che quel tutto mi stesse troppo stretto. Sentiamo spesso dire che la letteratura è morta, che le librerie sono piene zeppe di testi che ci scivolano addosso senza lasciarci niente. Poi ci imbattiamo in quelle opere capaci di cambiare tutto, che ci ricordano fino a che punto i libri possono nutrire la nostra linfa vitale, essere in qualche modo il sale della vita. Quando iniziamo a leggere E se ci avessero insegnato a non splendere, veniamo immediatamente catapultati nell'azione. Assistiamo inermi a quello che è accaduto, prendendo nota dei dettagli di un evento del recente passato così prorompente da aver cambiato per sempre la vita di chi l'ha vissuto. Perché E se ci avessero insegnato a non splendere non ha niente che lo accomuni ad altri testi dalle trame più blande e semplificate. Tutt'altro, perché in questo caso ci troviamo di fronte un'opera breve eppure mastodontica nella sua intensità. Un'opera che ci apre la mente, che ci fa viaggiare verso uno spazio che forse mai abbiamo pensato di esplorare. Mi resi conto di quanto la mia inutile vita fosse invece il frutto di un vero e proprio sistema creato per generare vita. Sembra quasi aver paragonato la dinamicità dell'universo a una macchina che genera granite, ma anche se può sembrare una sciocchezza, offensivo forse o altro ancora, l'universo è stato in grado, tramite una serie di eventi, di generare ogni forma presente in tutta la sua maestosa e oscura essenza. L'universo è infatti uno dei protagonisti dell'opera, un protagonista misterioso che piano piano inizia a svelarsi a noi riempendoci continuamente di curiosità, ma anche di dubbi e timori. Perché l'universo decide di svelarsi solo a chi vuole conoscerlo davvero, ma con quel suo fare solo apparentemente taciturno e schivo ci mette in soggezione. Noi esseri umani siamo infatti assoggettati a lui, perché al confronto non siamo altro che piccoli granelli di polvere di cui vanno scemando le esistenze, le emozioni e i desideri. Eppure, se mettiamo da parte la paura, possiamo notare fino a che punto siamo connessi, quanto dobbiamo all'universo per la nostra stessa esistenza. Ci hanno insegnato che viviamo nel presente, tutto ciò che siamo stati lo abbandoniamo nel passato e prevediamo il nostro domani catalogando idee e pensieri nel futuro, che sia prossimo o remoto. Eppure spendiamo miliardi cercando inesorabilmente di colonizzare altri pianeti, lasciando per buona l'idea che siamo soli nell'universo, pur sapendo che tutto ciò che osserviamo al di fuori del nostro contesto abitativo è già avvenuto, percepiamo quello che è stato, residui di universo, lo facciamo da anni: come è possibile che ancora qualcuno se ne meravigli? Nonostante le difficoltà fisiche e mentali che si affrontano una volta lasciato il luogo dove il nostro corpo si è adattato, continuiamo a studiare il modo per staccarci dal nostro cordone ombelicale terrestre."
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