L' eclissi. L'uomo giudice cartesiano e l'uomo comune proustiano

L' eclissi. L'uomo giudice cartesiano e l'uomo comune proustiano

L'eclissi giudiziaria si realizza ogni volta in cui il giudicante, invece di frapporre tra se stesso e la prova da giudicare la forza cogente della legge e della logica, pone se stesso tra la regola e la prova, in modo da contaminarla di intenzionalità soggettiva. Così facendo, il giudice non guarda alla prova "depurando" la propria "intenzionalità cognitiva" attraverso gli occhi della legge, ma lasciando campo aperto all'intervento diretto del proprio "occhio cognitivo", così relegando la legge in una dimensione subordinata e oscurata. L'agente umano del giudizio, fuori dai casi in cui è imposta una regola d'ingaggio predeterminata quale è la legge per il giudice, è invece abituato a giudicare l'oggetto intervenendo direttamente su questo col proprio cognitivo e la propria intenzionalità. L'uomo giudice deve essere rigorosamente cartesiano mentre l'uomo comune è tipicamente proustiano.
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