Il triangolo rosa. L'olocausto che brucia ancora
Con il suo saggio "Il triangolo rosa" l'autore ricorda l'Olocausto degli omosessuali... un Olocausto che continua a bruciare ancora! Un triangolo per purificare la razza: verde i criminali, rosso i prigionieri politici, nero gli asociali, marrone i nomadi e gli zingari, porpora i Testimoni di Geova, giallo gli ebrei. E poi rosa. Rosa per gli omosessuali. Furono circa 15mila gli uomini deportati nei campi di concentramento nazisti. Sulla casacca avevano cucito quel simbolo che oggi significa inclusione, protezione. Secondo l'Arcigay i sopravvissuti furono 4mila. Ma il numero di persone colpite dal Paragrafo 175 (l'articolo del codice penale tedesco che definiva l'omosessualità un crimine) è molto più alto: tra il 1933 e il 1945 furono arrestate 100mila persone. Oggi quei morti non hanno più un volto e una voce, perché furono in pochi a sopravvivere e a poter, quindi, trasmettere quella Memoria, fondamentale per tramandare le atrocità commesse dall'uomo. Anche la matematica dell'orrore, quella che dovrebbe documentare e far comprendere nella sua brutalità numerica, con le cifre delle persone morte, la portata di questo sterminio, deve fare i conti con documenti fatti sparire o con (è il caso dei Rom) l'assenza di una tradizione scritta. Oppure, come avviene per i gay, con la negazione della loro omosessualità, anche dopo la liberazione dai campi di concentramento.
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