Se anche non mai vicini
Antonio Rizzo chiude la nuova raccolta di poesie con questo pensiero di Ugo Foscolo, un pensiero che riconduce con delicatezza alla potente energia che muove la mano di un poeta, spesso ancora a penna: fissare le emozioni nel tempo, affinché chiunque possa riconoscersi, emozionarsi, ricordare. Il linguaggio di un poeta è un linguaggio muto, ovvero si esprime con similitudini, metafore o figure retoriche, eppure, in questo suo mutismo, è in grado di oltrepassare lo spazio e il tempo attraverso le sole evocazioni emotive, pregne di infiniti significati. Ed è così, con una capacità sorprendente di evocazione, che Antonio Rizzo ci racconta di Amore, quello che nasce, cresce, e sì...anche muore. Per poi rinascere all'infinito. Antonio ci invita ad accoglierlo, a non ucciderlo, ad aggrapparsi ad ogni singolo battito pure se sognato o senza futuro, poiché "anche di questo è fatto l'uomo". Nei suoi versi c'è il canto per quell' Amore che sa nutrirsi soltanto di un semplice respiro, di un sorriso, di un ricordo. Si avverte in più componimenti la nostalgia sul calare della sera, quella che ti spinge verso il luogo delle memorie nello scorrere inesorabile del tempo, per meglio cullarsi nella consapevolezza del tramonto, inteso come sospensione verso un nuovo giorno. Le liriche di Rizzo aprono una breccia nell'altrui sentire, lo fanno con una sottile prepotenza emotiva, sua caratteristica costante.
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