Il lavoro mobilita l'uomo

Il lavoro mobilita l'uomo

In questo suo primo volume Concetta Papapicco affronta un tema di viva attualità e di grande rilevanza, che si potrebbe sintetizzare così: che senso ha cercare la realizzazione di sé uscendo dallo spazio di vita della propria comunità di appartenenza? Nel parlare comune, l'oggetto evocato da tale interrogativo viene di solito etichettato con l'espressione 'fuga dei cervelli', che contiene una profonda venatura svalutante. Infatti, già la parola 'fuga' implica un movimento precipitoso, indotto da emozioni negative destabilizzanti come il panico e la rabbia; in tal modo risulta oscurata la possibile trama cognitiva delle operazioni di pianificazione e di calcolo. Soprattutto però, la parola 'cervelli' snatura con la forza violenta della sineddoche - in questo caso, la parte biologica (cervello) per il tutto psicosociale (persona) - il riferimento alla complessità del sistema vivente che si muove nel mondo alla ricerca di un Sé migliore. L'approccio di Papapicco al problema psico-sociale della "fuga dei cervelli" è caratterizzato dall'opzione di una prospettiva psicosemiotica focalizzata sul nesso di implicazione reciproca tra "culture" e "discorsi".
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