Parlannu Nissenu (raccolta di episodi, poesie e memorie di regni meridionali)
Nel libro dal titolo "Parrannu Nissenu (raccolta di episodi, poesie e memorie di regni meridionali)" scritto in Nisseno, lingua parlata a Caltanissetta, è illustrato lo stato d'animo del suo autore, il suo presente e il suo passato e quello del Regno di Sicilia e delle Due Sicilie. Il parlare Nisseno, scelto dall'autore, è uno dei più difficili in Sicilia poiché non è come quello palermitano che espone la sua parlata con espressioni che arrotondano le parole, né quello "zuccherino" della parlata della "chiana" di Catania, e nemmeno quella musicale agrigentina ma un parlare molto spigoloso, con tutte le vocali "chiuse" che abbondano di espressioni che il Pitrè definì molto aderente con il carattere dei popoli dell'entro terra siciliano ed in particolare quello Nisseno. Nella prima parte le poesie illustrano il vivere a Caltanissetta negli anni cinquanta quando la vita dei ragazzi si svolgeva nelle strade dei quartieri e l'economia della città si esprimeva con il lavoro nelle zolfare che pur tra lutti e sofferenze dei lavoratori per gli incidenti minerari aveva reso Caltanissetta la capitale dello Zolfo nel mondo. Nel parlare poi dei due predetti regni, sacrificati in nome di un'unità d'Italia non voluta dal popolo meridionale ma dalla monarchia sabauda al tempo in procinto della bancarotta, viene descritta la violenza, la corruzione, i soprusi, i complotti internazionali, i tradimenti e il genicidio perpetrato dalla monarchia sabauda al solo vero ed unico scopo: la distruzione delle monarchie meridionali per impossessarsi delle loro ricchezze e la sottomissione dei rispettivi popoli.
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