La bambina con il Friuli nel cuore
Edda è una bambina vispa, curiosa ma tanto indisciplinata, che qualche volta si mette nei guai mentre è impegnata a esplorare il mondo che la circonda. Purtroppo, proprio nei suoi primi anni di vita, quando la voglia di giocare è irrefrenabile, il suo panorama, i suoi prati e le sue colline sono costellati da nazisti e cosacchi. Siamo in Friuli, in piena seconda guerra mondiale. Il pericolo sempre imminente e lo stato di allerta costante in cui la popolazione è costretta a vivere non intaccano di una virgola lo spirito di una bambina che sente la necessità di scoprire sé stessa e, al termine del conflitto, studiare e realizzarsi in una società postbellica ferita, in ricostruzione e a fortissima trazione maschile. Da ragazza, a soli ventitré anni, Edda diventerà la direttrice del primo centro di recupero per giovani poliomelitici in Italia, dando un contributo importante alla battaglia contro un mostro che sta flagellando la già puntellata società italiana. Quella stessa che, inoltre, al contempo guarda ancora con sospetto e pregiudizio la donna che sceglie in autonomia il proprio percorso, che ancora si meraviglia di vedere una ragazza entrare da sola in un bar. Tali pregiudizi non intaccano minimamente la ferrea volontà di Edda, così come le mitragliatrici naziste non le hanno di certo impedito di raccogliere i fiori dei suoi amati prati.
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