Sognatori di jazz dipinti su un quadro mai appeso
C'era una volta un diario. Quel diario conteneva una storia. Non era, però, una storia fatta di banali parole che si inseguivano tra loro. Era una storia di colori, tra i più vivaci, e di note, tra le più armoniche. Esisteva però anche un altro diario. Che conteneva un'altra storia. Che, a sua volta, non conteneva umili parole che si accompagnavano tra loro. Era una storia di "bianchi e neri", non quelli d'autore però, e di silenzi, tra i più omertosi. C'erano una volta questi due diari. Accompagnati da una voce, da due orecchie e da due occhi. C'era la voce di un nonno che narrava le gesta di Stewart Miller, un "Sognatore di Jazz, dipinto su un quadro mal appeso". C'erano poi le orecchie di un nipote che fremevano ascoltando i passi del suo cammino. E c'erano infine gli occhi di una misteriosa figura che, attraverso una finestra, si soffermava ad osservare il fluire del racconto, divenendo comparsa e narratore allo stesso tempo. Questa è la loro storia.
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