La farfalla nel bicchiere
In un piccolo paese della provincia toscana, Tuco Maria lavora come commesso in una ferramenta di un uomo bizzarro, ex militante situazionista, convertitosi, per mancanza di stimoli e di amore, al commercio di cineserie. Il lavoro gli serve per pagare l'affitto del suo polveroso appartamento, la benzina della Bluepizer e i Black Russian al Bar delle Scheggiate. Fa una vita modesta, ma ha tre inseparabili amici e un sogno che non realizza mai: fare lo scrittore. E una storia, in effetti la scrive, ma non riesce a scrivere il finale. Tuco, non riesce ad amare, ha paura di volare e soprattutto di vivere. Ha vent'anni ed è insoddisfatto: del suo lavoro, degli amici che non comprendono i suoi tormenti, dell'ambiente borghese da cui è fuggito. Quando non sa più come addossare al mondo la responsabilità della sua infelicità "inventa un male", un'allergia a qualcosa che rischia di farlo soffocare. Questo "male" lo porta in montagna nella casa vacanza dei genitori. Il ritiro nel borgo propizia l'incontro con un anziano signore che, fra un bicchiere e l'altro, gli racconta una storia. «Tu non sei allergico, tu hai solo paura. Hai paura di tutto, quindi di vivere. Non vuoi vivere, ma hai paura anche di morire, e, pensa che ironia, l'unico antidoto alla morte è la vita.»