Tu m'inambri
“Irma, Amir, Amor”. Così inizia la lettera - inedita, proveniente da collezione privata - indirizzata a una delle mille amanti rimaste anonime o semi sconosciute (le cosiddette “badesse di passaggio”) che frequentavano Il Vittoriale degli Italiani per soddisfare gli erculei appetiti erotici del Vate. Riconducibile a una certa Irma Colli, torinese di origine, databile in un periodo compreso tra il 1934 e il 1936, la mirabile e ambrata visione amplia la costellazione degli scritti di d’Annunzio, saturi di vibrazioni oracolari. Carnalissima, e al tempo stesso illuminata da mille riverberi spirituali che inneggiano al congiungimento: tra venature, cangianze, opalescenze. Una miniatura capolavorante, tra gli infiniti epistolari amorosi che siglano la vita inimitabile del Poeta. Il testo originale è corredato di una versificazione libera che lo scompone in forma intuitiva, con 63 gocce poetiche; 63, come l’anno di nascita del Vate (1863), così evocato e celebrato nell’attuale ricorrenza dei 160.