Cuori perduti. Storie di fantasmi
Contea del Lincolnshire, esterno notte, giardino di un alto casolare in tipico mattonato rosso. Un giovane orfano sta leggendo il Crusoe quando al centro della sua finestra, illuminate dalla luna piena e introdotte da strani ululati, due figure diafane si approssimano alla vista dei vivi. Sono due ragazzini laceri ed emaciati, segnati a sinistra del petto da uno squarcio nero e profondo: «cuori perduti» come lui, vittime di una follia disumana, custodi un passato indicibile e portavoce di un peccato che sembra riaffiorare solo per rivendicare il suo pegno. A farne le spese sarà lo stesso padrone di casa che così caritatevolmente aveva deciso di ospitare il giovane. Lo ritroveremo inerte sulla sedia del suo studio, la testa piegata all’indietro, gli occhi iniettati di terrore e un urlo strozzato in gola. A spiegare l’impossibile – «una volta raggiunta l’età giusta per comprenderli» – alcuni documenti rinvenuti sulla sua scrivania... Non sono molti gli scrittori che possono vantare una presa talmente forte sui propri mezzi narrativi da poter battezzare un vero e proprio genere a parte. Eppure nella loro continua rimodulazione degli elementi fantastici è proprio questo che fanno le celebri antiquarian ghost stories di M.R. James: attestare l’episodico ritorno, tanto insolito quanto immancabile, di quell’abisso mostruoso e irrazionale che striscia, si annida, e forse fonda la nostra stessa quotidianità di «moderni». Non è un caso che molti dei suoi protagonisti siano accademici, spiriti «inclini alla filosofia», frequentatori di antichi tomi e scaffali di Illustrazioni di Marco Cazzato. Progetto grafi co di George F. Kaplan. biblioteche, sempre in bilico, evidentemente, sul crinale magico spalancato dalla parola, soprattutto degli antichi. Il passato che cerchiamo di fuggire e dimenticare è però sulle tracce di noi tutti e può incarnarsi dove vuole: trattati religiosi, tesori nascosti, fischietti di bronzo di matrice templare, illustrazioni che prendono vita, frassini stregati – persino nello spazio vuoto a metà fra due stanze, lì dove nascono il brivido sinistro e lo strillo tipico del sentimento eerie. In quest’epoca prodotta dal disincanto è forse un bene che i racconti di Cuori perduti tornino a far paura. Anzi, chissà che fra le pieghe di questo universo scomparso e spaventoso non possa palesarsi qualcosa di ancora più inaspettato: la nostalgia.
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