Viaggi sulla luna
Racconti di Dino Buzzati, James G. Ballard, Tommaso Landolfi, Edgar Allan Poe, Stanley Weinbaum e molti altri dedicati alla Luna. «Ci sono solo due problemi da risolvere quando si va sulla Luna: primo, come arrivarci; e secondo, come tornare indietro. La chiave sta nel non partire prima di aver risolto entrambi i problemi.» - Neil Armstrong «In realtà non sarà un uomo solo ad andare sulla Luna, ma sarà un’intera nazione. Perché tutti noi dobbiamo lavorare insieme per mandare quell’uomo sulla Luna.» - John F. Kennedy Prima di concedersi il famoso bacio del ’69, nel buio dello spazio più profondo, Luna e Terra hanno dovuto danzare a velocità supersonica per millenni, senza mai staccarsi gli occhi di dosso. Perché si facesse il gran passo (per quanto piccolo secondo Neil) ci sono voluti propulsori, moduli e calcoli computerizzati, ma a niente sarebbe servita la risolutezza scientifica senza un po’ di poesia, di archetti, insomma, senza un po’ d’atmosfera. Molto prima che l’Apollo 11 toccasse il suolo lunare è stata l’arte, in tutte le sue forme, ad accomodare l’attrazione preparando fatalmente il terreno per l’allunaggio. Nei suoi sogni e desideri – spesso perdendo il senno come l’Orlando – l’uomo è stato sulla Luna infinite volte, eleggendo il «pianeta» prediletto a simbolo romantico dei migliori viaggi d’avventura. Senza che esistesse un’astro- tecnica su cui fantasticare, per esempio, al celebre Hans Pfaall erano bastati i debiti, una mongolfiera ben equipaggiata e un’interpretazione tutta sua delle leggi di natura, per salire al cospetto della Luna. Laddove al miliardario Harriman, nel racconto di Heinlein, non sembravano bastare tutti i soldi e i razzi di questo mondo, pur avendo il satellite a portata di mano. Forse che dopo tanta letteratura, dopo tanto vorticare nello spazio quel bacio strappato, rubato con astronavi vere e proprie, abbia tolto il gusto del racconto? Alla vigilia dello sbarco Buzzati intonava una preghiera: Non deluderci, Luna. Ma come l’astronauta ubriacone di Ballard sembrerebbe confidarci – e come questi racconti confermeranno – quel piccolo contatto non ha spento, semmai ha amplificato, la voglia di sussurrare ancora alla nostra dama di ballo.
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