Toscani all'Inferno. I maledetti di Dante
Perché Dante si trova smarrito in una selva oscura e non sa quando e come ci è capitato? Perché è un uomo. Diritto, anche se cammina a capo chino, come annebbiato dal sonno. Un uomo che si è inerpicato sui sentieri della conoscenza ebbro di intendere, in un disordine glorioso di suggestioni che lo hanno portato a confliggere con la ragione e con la fede, così come Dio comanda, le comanda, ci comanda. I peccatori che incontra nell'Inferno gli somigliano, chi più chi meno. Umiliati, offesi, straziati, deformati, trasformati, hanno bestemmiato Dio nell'incontinenza, nella violenza o nella frode, piegato o piagato il prossimo per troppo amore o per troppo disamore, con la furia degli istinti o con l'intelletto volto alla menzogna e all'inganno. Molti di quei peccatori sono toscani come lui, fiorentini come lui. Nel canto amicale e ostile dei Toscani all'Inferno, Dante scioglie il viluppo delle contraddizioni, l'esemplare ricchezza della disumanità.