Phoenix sive artificiosa memoria

Phoenix sive artificiosa memoria

Da sempre indagata nella sua struttura conservativa e potenziata con tecniche di reminiscenza, la memoria è tra le più studiate e tuttavia misteriose funzioni umane. Nel Rinascimento, dopo secoli di riflessione mitopoietica, rapporti strumentali con la retorica e asservimento teologico, l’esercizio della memoria diventa un’arte completamente laica e libera, una chiave per dominare se stessi e il mondo accedendo a livelli di conoscenza superiori. Le sue tecniche non hanno nulla di iniziatico o di segreto, anzi possono essere trasmesse e apprese da tutti, permettendo l’acquisizione di un potere operativo spendibile in ogni settore. Assistiamo così ad una proliferazione di trattati di mnemotecnica, favorita dalla scoperta della stampa. L’opera più rappresentativa è sicuramente quella che Pietro Tomai o Tomasi, noto anche come Pietro da Ravenna, diede alle stampe nel 1491 a Venezia con il titolo di Phoenix sive artificiosa memoria. In modo semplice e con ricchezza di esempi l’autore fornisce le chiavi non solo per dare un ordinamento al reale ma per guardarlo in modo nuovo, filtrandolo attraverso le passioni, i temperamenti, i sentimenti individuali.
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