La conquista degli 8000. Una splendida follia
Dopo decenni di audaci tentativi, dal 1950 al 1964 si consuma una vicenda che ai non alpinisti può sembrare ancora oggi una follia: la corsa alla conquista delle quattordici montagne più alte della Terra. I quattordici Ottomila. Fino a quel momento l'epopea dell'avventura esplorativa si era sempre rivolta a mete differenti, come le ultime terre emerse ancora sconosciute, le sorgenti dei grandi fiumi, il Polo Sud e il Polo Nord, ma mai aveva preso di mira obiettivi seriali. Negli anni che seguono la Seconda guerra mondiale, la battaglia dell'Everest si allarga a tutte le montagne più elevate del mondo. A raccontarla oggi sembra impossibile, ma a partire dagli anni 50 del secolo passato la corsa agli Ottomila si trasforma in una strana competizione tra le grandi potenze. Ognuna di queste ha infatti la sua montagna di riferimento: i francesi decidono per l'Annapurna; i tedeschi hanno in mente il Nanga Parbat, su cui nei decenni precedenti hanno perso 31 uomini; i britannici, che corteggiano l'Everest dal 1921, ne calcano la cima nel 1953; gli italiani la spuntano per primi sul K2 nel 1954. Poi la palla torna definitivamente in mano agli alpinisti, che impiegano però anni a liberarsi dai modelli gerarchici e autoritari che caratterizzano le prime spedizioni himalayane. Ripercorrendo la storia dei quattordici anni che hanno segnato in profondità l'himalaysmo, l'autore propone una lettura degli eventi che, accanto ai fatti alpinistici, affianca analisi e contesti utili per allargare la comprensione...