Dalla parte delle viole
Fino a quando saremo costretti a scegliere di stare dalla parte delle viole o dalla parte di chi le trancia, saremo sempre dalla parte delle viole. In questa frase cè tutta lessenza del romanzo Dalla parte delle viole di Mario Visone. Protagonista è il giovane Guido Santandrea, anarchico per amore, partito alla volta della Spagna per vendicare la morte del poeta Federico Garcia Lorca, avvenuta per mano della falange franchista. Qui si unisce al POUM di Granada, con cui intraprende unazione non violenta di spionaggio e cospirazione. Le atmosfere cupe della guerra civile, segnate da delazione e sospetto, costringeranno il POUM a disperdersi per il mondo, in cerca di nuove lotte da combattere e nuove viole da coltivare. Guido non spara, non ammazza, non stupra, ma medita, ascolta, si innamora di una donna e, più generalmente, della vita da lui sempre negata. La guerra combattuta da Guido non ha nulla di violento, non ha ideologie a cui obbedire: è pura rivendicazione del bello contro lorrore di una politica che riduce larmonia della vita a sterili categorie (fascista/stalinista; rosso/nero; torto/ragione). Lo stile del romanzo rispecchia questo punto di vista: il lessico è ricercato ma mai ampolloso, con periodi articolati ma mai ridondanti. Visone non cede mai alla tentazione di enfatizzare i toni col turpiloquio tipico dei racconti di guerra, non ruba mai la scena ai suoi personaggi per autocompiacersi; ha una cura del linguaggio in perfetta sintonia con lestetica del romanzo. Dalla parte delle viole offre un punto di vista non convenzionale sulla guerra. Da leggere.
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