La superficie assoluta
Raymond Ruyer (1902-1987) è l'autore di oltre venti libri e più di cento articoli, tra i quali un best seller, "La gnosi di Princeton" (1974). La sua opera è uno dei grandi (e rari) tentativi di sintesi filosofico-scientifica condotti nello scorso secolo. Ammirato dai protagonisti del Novecento filosofico (Georges Canguilhem, Maurice Merleau-Ponty, Jacques Lacan, Gilles Deleuze) ma poco noto al grande pubblico, Ruyer ha saputo forgiare un'architettura metafisica di impatto teoretico e tenace originalità, che ricorda la filosofia della natura rinascimentale e romantica e la teologia speculativa. Ma l'intera sua concezione matura si fonda su una sola nozione: la nozione di «superficie assoluta». Il volume raccoglie una parte significativa dei testi che Ruyer ha dedicato a questo fondamentale concetto, fornendo così per la prima volta al lettore italiano l'opportunità di introdursi sistematicamente alla sua filosofia. «Superficie assoluta» è infatti sì il nome della 'coscienza', ma di una coscienza che coincide con l'atto del vivente e persino con la tessitura stessa dello spazio-tempo, restituito alla sua irriducibile processualità (in accordo con le intuizioni della meccanica quantistica). Una coscienza senza io, che informa e si informa incessantemente, in un continuo andirivieni tra potenziale e attuale, valori e tecniche, memoria e innovazione. Una coscienza che trova il suo modello più preciso in quel fenomeno biologico ancora enigmatico che è l'embriogenesi. Una coscienza che è sorvolo, ma assoluto, non relativo a nulla all'infuori di sé e che coincide, insomma, con l'essere stesso del reale.
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