Amo la rivoluzione più di mia madre
«Amo la rivoluzione più di mia madre», accompagna i lettori di Luigi da anni. Sarà il titolo, sarà lui, saranno i tempi, ma sono in molti a scorrere le pagine di questo volume. Luigi ama la rivoluzione, quella vera, quella della filosofia del senso-nonsenso, quella di una vita trascorsa dentro e fuori un'esistenza piena. Avvinghiata, attraversata, modellata, scolpita e forgiata dalla Rivoluzione. Sì, perché anche la rivoluzione ama Luigi: lui se la coccola, la porta in giro per il mondo nelle sue borse piene di libri, sotto il suo cappello, nascosta nel cappotto. E la tira fuori al momento giusto. Chi si ferma a parlare con lui la sente, la vede, la tocca. E chi la legge vorrebbe continuare a farlo. Attenzione però: la Rivoluzione crea dipendenza! Dipendenza dal pensiero libero, dalle parole libere, dalla vita libera. Dipendenza dal non dipendere, dal non dover giustificare, dal non dover programmare. Ecco perché in tanti possono dire «Amo la rivoluzione più di mia madre», perché la Rivoluzione, in fondo, altro non è che quella madre che ci sveglia ogni mattino, ci prende per mano e ci accompagna per le strade del mondo in cerca di noi stessi.
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