La fine dei fagioli. Dieci scrittori francesi che mi hanno rovinato la vita
Dieci è il numero che nella smorfia napoletana rappresenta i fagioli. E, secondo un modo di dire francese, quando da mangiare non restano più neanche i fagioli, è davvero la fine di tutto: «La fin des haricots», per l’appunto. Dieci sono stati i momenti fondamentali nella vita dello scrittore napoletano Angelo Petrella, tutti vissuti sul filo del grottesco: dall’apprendistato sentimentale con un nonno erotomane all’ossessione per gli scacchi; dall’amicizia con un coetaneo psicolabile al rischio di naufragio a causa delle spericolatezze marinaresche del padre; dalla scoperta del sesso con una donna manesca e volgare alla fuga verso Parigi con pochi soldi in tasca… Il tutto sulle tracce degli scrittori di lingua francese più amati. Rabelais, Éluard, Verne, Balzac, Beckett, Baudelaire, Maupassant, Izzo, Stendhal, Rimbaud: veri e propri fari per un’intera generazione di napoletani, da sempre vicini – per trascorsi coloniali e affinità spirituali – alla cultura d’oltralpe. Autori capaci in maniera diversissima ma sempre efficace di riempire il campionario di situazioni esistenziali di un adolescente e di un adulto, e di offrire un rimedio ai guai della vita: ma anche, talvolta, di causarne.