Vicolo dell'acciaio
I personaggi di questa storia li riconosci subito da dove vengono e che vita fanno, perché prendono il nome dalle strade che abitano - via Calabria o via Umbria, via Polibio o via Maturi - o dalla posizione che occupano rispetto all'altoforno; i prima linea, ad esempio, che finito il turno li trovi addossati al muro del bar di mest'Arture, con in mano una birra dopo l'altra. Perché "Vicolo dell'acciaio" è la storia di Taranto e del suo appartamento più grande, l'Ilva. E se anche gli altri abitanti ne hanno chiesto lo sfratto, «dal suo domicilio, un centomila vani e accessori, il siderurgico se ne sbatte del divieto di immissioni, del divieto di atti di emulazione e di tutte le regole condominiali possibili e immaginabili». Cosimo Argentina con la sua scrittura tra il dialetto tarantino e una lingua coltissima ci racconta che ancora si muore di lavoro, la fatica di stare al mondo, l'ineluttabilità dei destini, come fosse un lamento ma anche un grido di rabbia.