Partenze
Sono racconti di transito, in un binario, in sala d'attesa, in un treno. Treno di vita che simbolicamente li raccoglie tutti, ogni racconto si apre con l'attesa, sviluppandosi poi in un vero transito nell'interiorità. Così si trovano Antonio, la mamma di Francesca, Giacomo, e la cantante, Nimeha, la senzatetto e il gatto, spettatori di vite altrui, osservando situazioni esterne per distogliere la mente da quei macigni enormi che portano nel petto. Chi caduto nella voragine del gioco d'azzardo, chi testimone di sconvolgenti delitti, chi si scontra con i propri limiti, è poi costretto a presentare il conto, ad accettare quel verdetto. Viaggiatori, quindi osservatori delle solite dinamiche con cui ci si scontra: una bimba che fa i capricci, i telefoni cellulari che squillano, la signora con il cane, costituiscono un dolce riparo che allontana il pensiero vagando qua e là su dettagli rappresentativi, preamboli di personalità. L'attesa si trasforma in un espediente di rianalisi della memoria, ripercorrendo le tappe già percorse per avere una visione d'insieme in un gioco di passaggi.
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