Viaggio nella follia. Se il cùculo cade dal nido
Le scienze dello spirito, e in particolare la psichiatria, intendono proporsi come scienze sul modello della medicina. Ma già Aristotele riconosceva erronea questa impostazione, pensando alla medicina non come a una scienza, ma come a un'arte. Il problema nasce dal fatto che non c'è ancora una differenza riconosciuta tra malattia del corpo e malattia della mente, perché mentre lo studio che si occupa della malattia del corpo si esercita su entità misurabili, lo studio che intende occuparsi dello spirito non ha superfici. Infatti gli eventi psichici sono inosservabili e non esistono test diagnostici. Ciò induce a pensare che l'istinto segreto della scienza sia la paura dell'incalcolabile. Tutti questi enigmi riconducono all'enigma della soggettività e sono quindi inseparabilmente connessi all'enigma della tematica e del metodo delle scienze dello spirito. Se la scienza vuole essere oggettiva, deve per ciò stesso prescindere dalla soggettività: solo che nelle scienze dello spirito la soggettività è il loro oggetto, e il loro statuto è aporetico fin dalle premesse. Sorge il legittimo sospetto, dunque, che la "cura" proposta dalla psichiatria debba convertirsi in un "prendersi cura" e che la nozione stessa di malattia mentale vada rivisitata, se non abrogata, come non smettono di predicare gli psichiatri Thomas Szasz e Allen Frances, per i quali la malattia mentale non esiste.
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