Turchia folle e malinconica

Turchia folle e malinconica

"Turchia folle e malinconica" di Ece Temelkuran può essere letto come un diario che racconta solo tre momenti nella storia della Turchia: Ieri, Oggi e Domani. Dei primi due si possono ricordare date, avvenimenti, fatti, analisi e interpretazioni. Del terzo ancora non si può sapere cosa dire. Si può però sperare di non dover dire certe cose. Forse, come il corso di filosofia che Benjamin teneva nel campo di internamento nazista dove era prigioniero, questo diario rappresenta un tentativo di uscita da quel campo di internamento che la Turchia sta diventando e le cui recinzioni, fisiche e non, si stanno facendo sempre più strette e invalicabili. Lo scrittore che assiste e quindi racconta, secondo Canetti, tiene un diario per evitare che i tempi in cui vive giungano a stritolarlo spiritualmente. Le immagini che ci sono giunte dalla Turchia negli ultimi tempi richiamano alla mente quelle che Kafka così descrisse: «Leopardi irrompono nel tempio e svuotano i vasi sacrificali; ciò si ripete sempre di nuovo; alla fine lo si può prevedere, e diventa una parte della cerimonia.» (Franz Kafka, "Aforismi di Zurau").
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