Django Reinhardt. Dalla chitarra Manouche al grande jazz
Django Reinhardt, il più grande jazzista nato e affermatosi in Europa, non è in origine un jazzista. Per molti anni questa musica gli è addirittura sconosciuta poiché le sue origini culturali sono ben distanti dalla cultura afroamericana. Egli è un Manouche, un sinti, discendente della prima ondata di zingari che alla fine del XV secolo raggiunsero l'Europa occidentale: la sensibilità culturale di queste minoranze diasporiche non è, dunque, diversa da quella dei discendenti degli schiavi africani negli Stati Uniti. Si tratta di individui marginalizzati ed emarginati, usi alla multiculturalità, costretti a vivere lontano dall'ufficialità e inclini, per volontà e per caso, alle sfumature, alle ambiguità e alle trasgressioni. Contrabbandieri di merci, ma anche di culture, costretti al sotterfugio e in grado di creare, nel loro contesto socio-culturale, codici espressivi completamente autonomi e originali. Django era figlio di saltimbanques (la madre era acrobata e ballerina, il padre suonava il violino e la chitarra): fu un irregolare per tutta la vita e si formò musicalmente da autodidatta...