Attraverso lo specchio: l'immagine, il doppio, il riflesso
Accessorio d'uso quotidiano per secoli appannaggio delle sole classi abbienti, lo specchio è da sempre investito di forti valenze simboliche. Atto a riprodurre il reale - o quantomeno una sua porzione - esso in verità lo trasforma nella sua immagine rovesciata, dalla profondità soltanto ingannevole e dalla consistenza effimera: elementi, questi, che inducono in primo luogo a riflettere sui rapporti sussistenti fra apparenza ed essenza, fra tangibile e illusorio, fra veridico e fallace. A un tempo metafora e segno di un mondo capovolto, nel corso del medioevo è corredo consueto del folle, idoneo e sufficiente a identificarlo, ma anche attributo caratteristico tanto di virtù quali la Prudenza quanto di vizi come la Vanità e la Lussuria. La sua natura polisemica - come multiple e polimorfe sono le immagini che contiene e restituisce - ne fa un ottimo "oggetto per pensare", appunto per riflettere sull'essenza delle cose e delle immagini, sulla loro "realtà", sulla loro percezione.
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