Come grani di melagrana
L'Abruzzo dei pastori tra la prima e la seconda guerra mondiale. Solo quaranta case arroccate sulla roccia degli Appennini come quaranta grani di melagrana. Appartenute agli umili della terra, colpiti della follia del male perpetuato dai soldati tedeschi in ritirata lungo la linea Gustav allo sbarco degli Alleati. Tutto passa nella memoria del vecchio Caramuele, colui che è rimasto per ultimo senza morire. Il suo "era un cuore che aveva sopportato tanto, avrebbe dovuto fermarsi quando accadde ciò che accadde. E invece batteva ancora, tra quaranta grani di case deserte, tra quaranta croste di cose immote." Lui resta, in attesa tra le pietre di un paese fantasma, a correggere, immaginando, parte di ciò che non è avvenuto nella propria vita. Un romanzo che apre squarci nel tempo interiore del protagonista, e forse nel nostro, e che insieme vi fa scorrere la grande Storia, ombreggiata tra mito e fiaba. E lì appaiono uomini e donne che esistono in relazione agli oggetti usati nel proprio quotidiano, simbolo essenziale del loro essere al mondo, oggetti che perdurano sotto la polvere degli anni per essere ritrovati nella memoria, accanto alle ragioni arcane dei sentimenti.