Melancolia della resistenza
L'arrivo in piena notte di un circo che esibisce il corpo di una gigantesca balena diffonde un'ondata di gelo e di timori tra gli abitanti di una cittadina ungherese scossa da una catena di funesti accadimenti. Una schiera di misteriose figure sta per mettere a ferro e fuoco la città terrorizzata che rischia di sottomettersi a un grottesco Movimento per la Pulizia e l'Ordine. Su questo scenario si staglia una galleria di personaggi indimenticabili: la crudele signora Eszter, che architetta la sua avida scalata al potere e Valuska, eroe sfortunato con la testa fra le nuvole, la sola anima pura che si aggiri tra queste pagine. A questa situazione di catastrofe incombente László Krasznahorkai contrappone una macchina narrativa di stupefacente bellezza e profondità, una rappresentazione dell'apocalisse fondata sulla sproporzione e sull'allegoria, una scrittura infallibile che trascina il lettore in un vortice ammaliante. "Melancolia della resistenza" - da cui Béla Tarr ha tratto il film cult "Le armonie di Werckmeister", su sceneggiatura dello stesso Krasznahorkai - ha raccolto gli elogi di Imre Kertész, W.G. Sebald e Susan Sontag che ha definito il romanzo "un'anatomia della desolazione nella sua forma più spaventosa e un commovente manuale per resistere a quella desolazione".
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