Evviva Santarosa. Etnografia di un patrimonio dell'umanità
Che cos'è la Macchina di santa Rosa? E un oggetto? Un monumento? Un'automobile, con la quale spesso viene fraintesa? Cosa significa per i viterbesi il trasporto di questa enorme mole luminosa festiva che ogni tre settembre percorre le strade buie e strette della città in un laborioso percorso rituale fino al sagrato della Basilica della Santa? E perché questo trasporto (insieme a quello di altre grandi macchine a spalla italiane: Nola, Palmi, Sassari) è diventato patrimonio immateriale dell'umanità ? Il libro propone storie e descrizioni locali sulla grande macchina viterbese raccolte "sul campo" nel settembre 2010. E quindi un'etnografia; una "storia di storie, una visione di visioni" come Clifford Geertz appunto definisce il lavoro etnografico, una particolare forma di "fatica intellettuale" che prova a raccontare, dall'interno cosa vivono, provano, sentono, vedono e fanno i viterbesi quella sera del 3 settembre, la data rituale della festa civica per eccellenza. Raccontare è anche un lavoro di traduzione: rende dicibili esperienze difficilmente comunicabili, senza tuttavia esaurirle in razionalizzazioni scientifiche, in disincantate "spiegazioni".
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