Luigi Caldera. «Invenzioni a più voci» di un cunese ai confini tra musica e ingegno
Nel campo della ricerca musicologica accade non di rado di imbattersi in figure storiche dal destino singolare: personaggi estremamente attivi e creativi nel corso della loro esistenza, noti e acclamati a livello anche internazionale, precipitati di colpo in un oblio palpabile e quasi imbarazzante. E questo il caso del piemontese Luigi Caldera, originario di Cuneo e attivo a Torino nella seconda metà dell'Ottocento, visionario ideatore e realizzatore di sofisticati perfezionamenti tecnici applicati agli strumenti a tastiera. Le sue indagini furono soprattutto indirizzate a conferire al pianoforte la tanto vagheggiata continuità delle note e degli accordi, una sonorità "tenuta" che diede origine alla nascita e all'affermazione di strumenti quali il Melopiano e l'Armonipiano, nonché ad associare alla tastiera le delicate sfumature timbriche dell'arpa, con sistemi a corde sia percosse (come nella splendida Calderarpa) che pizzicate (come nel Piano-Arpa Caldera). Presente e apprezzato coi suoi ritrovati nelle grandi Esposizioni Universali dell'epoca (Parigi, Vienna, Londra, Chicago), fu titolare di numerosi brevetti, privative ed esclusive commerciali a livello internazionale.
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