Don Liborio Romano e la Congiura del Frate. Tramonto di Napoli Capitale tra camorristi e intriganti
Su Liborio Romano, uno dei personaggi più controversi dell'Unità d'Italia, si sono esercitati molti scrittori, con giudizi generalmente poco lusinghieri. A partire dai moderati filo-unitari per finire ai borbonici, gli si è infatti addebitata la cooptazione della camorra napoletana nei gangli del Regno delle Due Sicilie, nonché il relativo passaggio come gruppo di pressione nel subentrante Stato sabaudo. Questa sua azione nefasta, che ha indotto ripercussioni di lunghissima durata sull'Italia unita, ha relegato un po' sullo sfondo il ruolo giocato dall'uomo di Patù nella dissoluzione del regno costituzionale di Francesco II. In particolare, nei mesi in cui diresse a Napoli la polizia e gli Interni, don Libo' menò vanto d'aver sventato alcuni complotti reazionari, l'ultimo dei quali darà la spinta finale al già traballante governo. In questa congiura venne implicato il religioso francese Hercule de Sauclières, autore di un pubblico appello di salvezza nazionale. Nella seconda parte dell'opera, viene riportato integralmente il libro scritto dal presbitero d'oltralpe, "Napoli e i giornali rivoluzionari d'Europa", fin qui mai tradotto dal francese.