Pagine di storia militare del Regno delle Due Sicilie
L'esercito borbonico nacque dall'armata di Re Carlo nel 1734, dopo il suo insediamento sul trono di Napoli, e si dissolse con la fine del Regno delle Due Sicilie nel 1861. Visse dunque 127 anni, tanto quanto la dinastia borbonica. Le istituzioni dell'antico regno vennero cancellate dal governo unitario e sull'esercito napolitano si abbatté una sistematica e reiterata campagna diffamatoria volta ora a ridicolizzarlo, ora a distruggerne la memoria o relegarlo nell'oblio. In realtà, la storia militare delle Due Sicilie, tralasciando il tradimento e l'inettitudine di alcuni generali, è piena di eventi ed episodi che testimoniarono dell'efficienza, dell'organizzazione, del valore e delle indubbie doti morali dei soldati borbonici e di quanti combatterono al servizio della Casa regnante. Alcune di queste gloriose pagine, stracciate o dimenticate dalla storiografia risorgimentalista, sono raccontate in questo libro. Dalla fedeltà verso la dinastia della famiglia Marulli di Barletta, che nel 1799 ipotecò il proprio patrimonio immobiliare per organizzare dei reparti di cavalleria che appoggiarono l'armata della Santa Fede per la liberazione del Regno, a Giuseppe, Pietro e Ludovico Quandel, ufficiali del regio esercito provenienti dalla gloriosa scuola militare della Nunziatella, che servirono la Monarchia Napolitana nel drammatico epilogo del 1860-61 e capitolarono tutti a Gaeta. Dall'eroica figura di Matteo Wade, che nel 1806 guidò trecento valorosi uomini nella difesa del forte di Civitella del Tronto assediato dai francesi, allo spirito antirivoluzionario e alla fedeltà dei Reggimenti Svizzeri che furono al fianco di Francesco II fino alle ultime ore del Regno. Poi ci furono i tanti sottufficiali che pagarono a caro prezzo la fedeltà alle istituzioni patrie napolitane. A guerra finita, molti fra loro si diedero al brigantaggio, iniziando la guerriglia di ribellione all'invasione piemontese. Costituirono i cervelli pensanti della lotta per la loro preparazione militare. E nota la vicenda del sergente Romano, ma ci furono anche il sergente Brugnola e tanti altri sottufficiali che si immolarono per l'antica patria. Questo libro è anche un doveroso omaggio alla loro memoria perché non venga cancellata.