Crime suspenstories
Corre l'anno 1953 negli Stati Uniti. La fine della Guerra di Corea, una delle fasi più acute della guerra fredda con l'Unione Sovietica, materializza lo spettro della distruzione nucleare sul cavo delle reti televisive USA. La minaccia rossa contende le frequenze al neonato rock and roll e alle hit jazz e blues che ascoltavano pochi anni prima i veterani sotto le bombe della Normandia. E se "Sunset Boulevard" di Billy Wilder celebra il tramonto delle star del muto, giovani attrici come Liz Taylor e Audrey Hepburn diventano le nuove icone di una moda colorata e sbarazzina, disperatamente spensierata, anticipatrice di una cultura pop che renderà immortale l'esplosione cromatica che sta sconvolgendo il cinema, la televisione e la stampa cartacea. Una cultura estetica e isterica che ben rappresenta il progresso schizofrenico del boom economico, ancora fondato sull'industria bellica, e della situazione politica, divisa tra un fermento democratico dove troveranno terreno fertile i germi del movimento per i diritti civili degli afroamericani, e la stretta conservatrice del governo Eisenhower, contraddistinta nel biennio 1953/54 dall'apogeo del maccartismo a cui si accompagna un'ondata di fervore religioso puritano che alimenta le cacce alle streghe, radicando un senso perpetuo di angoscia nel cuore di un paese. Un'angoscia sociale di cui "Crime SuspenStories", una tra le testate più popolari della EC Comics, è massima espressione.
Al momento non disponibile, ordinabile in 3 settimane circa