Spine d'arancio
L'esiziale piacere di leggere poesia, il gioco di un fuoco baluginante nel camino e un buon vino, lasciato a decantare e protendere i fumi aspergentisi nell'allotropia del sogno, ché sognare è follia dei sensi tutti, ché ridestarsi in passione è ciò che per pria abbisogna questa collaudata e collosa umanità. Ecco ciò che riporta alla mente "Spine d'arancio" di Gaetano Cuffari; una raccolta di versi, quasi pensieri, volti a stati meditativi, in processioni di fughe lente, sfilati uno ad uno in questa composizione minimalista, sobria e micrometrica, a comporre un'ikebana di parole mai farraginose, unite a molli e forti stati dell'essere, eppure statuiti in un eclettico dire. Una silloge che è l'altalenarsi in rime sparse e baciate, ma senza dedizione alcuna alla metrica, dei "quasi" haiku e tanka che si fanno brevi stigme di diamante, abluzioni d'anima che ci sanno ancora far sognare.
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