Labambina

Labambina

Se c'è un fondo autobiografico in questo romanzo, esso non sta nella vicenda narrata ma nelle modalità di interazione tra i personaggi e in particolare nella relazione primaria della bambina con il mondo: "Non ha nome, Labambina". Senza nome e senza parola, all'inizio una voragine priva di contorni perché priva di storia, Labambina adottata in un villaggio anch'esso senza nome, è il centro durissimo, il nucleo di pietra di questo romanzo. Una situazione di sopruso reiterato in cui la violenza, quella fisica e quella psicologica, è l'unico elemento dinamico in grado di provocare episodici contatti tra la vittima e i suoi carnefici. Sembra quasi che Labambina, con la sua presenza aspra e non archiviabile sia in grado di far riemergere, in alcune di quelle individualità spente, una traccia di tenerezza, di far riacquistare loro il movimento perduto. Ma la sopraffazione prevale, la coralità bigotta del villaggio riassorbe ogni tentativo di sottrarsi al gruppo e restituisce alla scena quella circolarità vuota che respinge tutto ciò che non si adegua.
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