Corpi ad arte. La drag queen e l'illusoria consistenza del genere
In precisi spazi e tempi della vita sociale, la pratica rituale del travestimento rende lecito assumere abiti, lineamenti e atteggiamenti comunemente assegnati a individui di un sesso (ovvero, di un genere) diverso dal proprio. Se però scambiarsi ruoli e accessori per motivi spirituali, artistici o ricreativi richiede la piena consapevolezza del processo che genera il prodotto finale, cosa succede quando gli stessi abiti, lineamenti e atteggiamenti sono parte di ciò che chiamiamo "identità di genere"? Qual è il confine tra imparare a recitare un genere e imparare a riconoscersi in esso? Idealmente scandito dalle fantasiose metamorfosi della Drag Queen, insieme soggetto narrante e spunto di osservazione, "II corpo ad arte" è un viaggio antropologico che (tra letteratura e mitologia, arti dello spettacolo e fenomeni di costume) sfoglia il corpo come un vocabolario fatto di verbi, sostantivi e soprattutto desinenze somatiche - attraverso cui il genere e i suoi modelli sono scritti e codificati, tramandati o rielaborati, incorporati per tradizione o impersonati, per l'appunto, ad arte.
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