Bestemmia. Breve storia di un «crimine immaginario»
Era sparita dal nostro orizzonte politico. Voltaire ne aveva fatto un'infrazione appartenente a un'altra epoca. La Rivoluzione francese la congederà dall'ambito della legge per erigerla a "crimine immaginario". Ma ecco che la bestemmia, nozione ormai desueta da molto tempo, entra nuovamente nella nostra vita pubblica, all'inizio di nascosto, poi alla luce del sole, nel trambusto dei sanguinosi attentati del gennaio 2005. Questo "peccato di bocca" ha una lunga storia, che è bene riscoprire e ripercorrere per meglio capire come, da un secolo all'altro, esso si è intrecciato con le nostre guerre civili e con i nostri conflitti ideologici. Oltraggio religioso, crimine identitario, delitto politico: la bestemmia non ha mai smesso di trasformarsi come un camaleonte a seconda delle epoche, prima di abbandonare, nel 1791, i nostri modi di pensare, per poi ricomparire, da alcuni anni a questa parte, sotto inediti travestimenti. Questo è il percorso che Jacques de Saint Victor ci restituisce per aiutarci a capire le ragioni e le sfide del dibattito che la bestemmia suscita ai nostri giorni. Il fatto recente che sempre più persone la invochino in nome del rispetto delle "convinzioni intime", mette a dura prova un principio fondamentale costitutivo delle grandi democrazie laiche liberali, la libertà d'espressione e, al di là di questa, una maniera singolare di interagire con le cose della città.
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