Medaglia (con)divisa. Il triplo. Pasolini e Maria Callas
E servita quasi una vita a Giuseppe Gentile, il leggendario triplista italiano, per decidere di ripercorrere a ritroso, nella complessa geografia degli eventi e degli incontri, la sua vicenda personale. Per rimettere in ordine, alla ricerca delle motivazioni consapevoli o rimosse ma sempre sincere, prima una carriera forse troppo fulminante, poi le mille sfide per affermare i valori più puri dello sport. Dalle affermazioni precoci, tra record e primati, fino alla vicenda del suo bronzo alle Olimpiadi di Citta del Messico del '68; dall'incredibile esperienza nei panni di Giasone sul set della Medea di Pasolini, a fianco di Maria Callas, alla decisione di abbandonare l'attività agonistica. In mezzo la ferita della sconfitta, l'allegria dell'amicizia, l'impegno e la tenacia della giovinezza. Una dichiarazione d'amore per lo sport tutto, grande quanto la distanza dal mondo che lo rappresenta, sempre più compromesso dalla spettacolarizzazione dilagante e da corruzioni di varia natura.
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