Erfahrung. Un percorso benjaminiano
Quando il giovanissimo Walter Benjamin, nel 1913, dedica al concetto di Erfahrung (esperienza) un breve saggio omonimo, in qualche modo sembra già preannunciare uno dei fili conduttori delle sue successive indagini. Da "Sul programma della filosofia futura" fino ai saggi su Leskov, Baudelaire, Kafka, il tema dell'esperienza verrà, a più riprese e da punti di vista differenti (anche se spesso complementari), setacciato nella sua immediatezza e nella sua aporeticità. La convinzione che muove Benjamin è che, anche laddove sia possibile muovere la riflessione in direzione dell'esperienza, l'oggetto ricercato (l'Erfahrung, per l'appunto) tenderà a sottrarsi alle maglie del pensiero discorsivo, per presentarsi come quel problema che concerne la filosofia, ed il pensare tutto, nel loro porsi, nel loro non poter non rimanere sempre all'interno dei limiti di quel dato che essi pretendono di scandagliare sin nelle pieghe più minute. Nel ripiegarsi dell'esperienza su stessa Benjamin vede nascere ed incontrarsi le istanze trascendentali e storico-effettuali, che la filosofia e la letteratura, ciascuna entro i suoi propri orizzonti di senso, si impegnano a portare a rappresentazione.
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