La tribù e altri racconti inattesi

La tribù e altri racconti inattesi

"Mi sento come un pezzo d'aglio capitato nella cucina di persone che non ne vogliono sapere" così si sentiva giudicato Italo Svevo dai suoi contemporanei. Ettore Schmitz, in arte Italo Svevo, nato nel 1861 da una famiglia di origine ebraica non può essere certo inquadrato in alcun contesto letterario italiano preesistente. Rispetto ai suoi romanzi, non meno importanti anche se molto meno conosciuti, sono i racconti, alcuni dei quali postumi e nei quali le tipiche scissioni sveviane coniugano ideologie apparentemente opposte. A dare il titolo a questa raccolta "La tribù", un apologo politico apparso per la prima volta sulla rivista "Critica sociale", diretta da Filippo Turati e rivolto contro il mondo industriale capitalista e le estranianti condizioni ad esso collegate. Seguono "Lo specifico del dottor Menghi" e "Argo e il suo padrone" i quali, tra positivismo e marxismo, tra Nietzsche e Schopenhauer, contribuiscono a delineare il profilo di un autore che più di ogni altro, nella sua epoca, operò una vera rivoluzione artistica, attribuendo un senso diverso alla letteratura così come alla vita.
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