I tarantini scrivevano a Mussolini. Il fascismo a Taranto nelle lettere inviate al Duce
La storiografia locale non aveva offerto, se non in rare eccezioni, uno studio in cui l'autore si attenesse alla pura narrazione dei fatti, senza schierarsi per piaggeria o per glorificazione degli argomenti. Qui, di conseguenza, non sarà possibile rinvenire impressioni né partigiane, né revisioniste, ma solo scorgere, attraverso la lettura, gli umori dei Tarantini nel Ventennio, attraverso le loro stesse parole, lasciate nero su bianco, su decine e decine di lettere, foglietti sparsi, carte intestate, fogli dattiloscritti e pagine scritte a mano, in una calligrafia che riportava indietro nel tempo. Carte segnate dall'uso, ingiallite e consunte; dai fogli di quaderno alle pagine impreziosite da rari marchi militari o civili. Spesso corredate e da foto e da preziosi allegati: diplomi, certificati, lettere di raccomandazione unite alle istanze. Pagine e pagine scritte tutte d'un fiato da mani poco avvezze alla scrittura, che hanno sacrificato la punteggiatura all'impeto irrefrenabile di dire, di raccontare, di essere presente, con un semplice gesto, nella vita del Duce. Un patrimonio immenso di vita, tramandata in diretta, attraverso le lettere che i Tarantini avevano inviato al Duce.
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