Democrat. L'ambizioso sogno del partito mai nato
19 aprile 2013: il venerdì nero del Partito Democratico. Centouno franchi tiratori affossano la candidatura di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica. L'ambizioso sogno di un partito immaginato per chiudere definitivamente l'eterna transizione italiana iniziata con il crollo della prima Repubblica si infrange nel peggiore dei modi. Contraddizioni e ambiguità di un progetto partorito per far convivere all'interno di un unico grande contenitore, radicalismo e moderatismo, riformismo e conservatorismo, ex democristiani ed ex comunisti, ex liberali ed ex socialisti, emergono in uno dei frangenti più drammatici della storia repubblicana. Più che prevedibile epilogo di un cartello elettorale composto da varie anime, che a sei anni dalla sua fondazione si è dimostrato privo di un disegno unitario e di un'identità certa e definita. Un partito, il Pd, che dopo aver archiviato l'era delle "vittoriose sconfitte" tenta, tra mille difficoltà, di ricucire lo strappo con quella parte di elettorato sfiduciata dalle incongruenze di una sinistra senza più anima e senza più prospettive.
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