L' insostenibile lentezza del processo
Il principio della "ragionevole durata di un processo" è riconosciuto dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo quale diritto dell'individuo. Eppure, nella graduatoria mondiale che misura la capacità di un sistema giuridico di tutelare la parte lesa, l'Italia è al 158esimo posto, dopo Kosovo e Indonesia. Nel nostro Paese il 70 per cento dei processi termina con il rinvio a un'altra udienza. È una questione di criteri di priorità o piuttosto di strategia difensiva? E quali sono i costi economici e sociali di questa disfunzione? Certo è che sono molti, troppi, i procedimenti che si accumulano, rischiando di cadere in prescrizione. Non si tratta solo dei casi più eclatanti, quelli di cui parlano i media, ma di un fenomeno persistente e radicato, le cui conseguenze sul piano economico e sociale sono sotto gli occhi di tutti. Come curare allora questa piaga sociale? Depenalizzando alcuni reati o cercando sistemi alternativi al processo penale? L'invenzione di norme "last minute" non può bastare, la macchina processuale deve essere riconsiderata alla base per poter rispondere alla domanda di giustizia dei cittadini.
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