Il socialismo degli intellettuali. Critica ai capitalisti del sapere

Il socialismo degli intellettuali. Critica ai capitalisti del sapere

La classe colta ha da sempre costituito il pilastro spirituale del potere dominante, i suoi membri ne sono stati i buffoni zelanti, i contabili devoti, i pennivendoli servili e all'interno d'una società in cui la Tecnica è al contempo suo mezzo e sua metafisica, il sapere del «lavoratore intellettuale» diventa indispensabile alla manutenzione delle sue strutture e del suo dominio. Governare per mezzo del sapere - la «Tecnocrazia» -, questo smaschera già all'inizio del XX° secolo J. W. Machajski, andando a colpire non il facile bersaglio della reazione e delle destre conservatrici, bensì, scardinando il cuore stesso della teoria di Marx, le «anime belle» del Comunismo-Socialista di quell'intelligencjia che si dichiara «dalla parte dei deboli», pronta ad «aiutare» le masse (ovviamente «ignoranti»), il cui vero scopo è però quello di ancorare il proprio potere alla loro più «alta coscienza del sapere», utilizzata per assumere funzioni direttive e di gestione, garante e usufruttuaria al contempo, del sistema di sfruttamento, in entrambe le sue «forme storicamente conosciute»: quella capitalista liberale e l'altra di matrice socialista.
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