La nuova fase strategica
Nel 2003 la decisione americana per l'intervento in Irak fu una "guerra per scelta", con l'intento di influire sulla bilancia di potenza regionale e mondiale. L'obiettivo strategico era la Cina, la riaffermazione del controllo del Golfo Persico era volta a condizionare Pechino. Le relazioni mondiali tra le potenze entravano in una "fase di definizione"; le tensioni e le contraddizioni della contesa globale avevano superato un punto di soglia. Si apriva appunto una "nuova fase strategica", un nuovo quadro delle relazioni globali, con la federazione dell'euro in Europa e col definitivo affermarsi della Cina come potenza imperialista. Il segno inedito era la lotta tra potenze di stazza continentale; gli Stati-nazione, le dimensioni della potenza sovrana che la storia aveva sedimentato in Europa, erano ormai insufficienti a quel livello di scontro. La potenzialità oggettiva per la strategia rivoluzionaria era nel miliardo di uomini coinvolti nei processi tumultuosi del mutamento sociale che si avviava. La traduzione di quella potenzialità nelle forze soggettive del comunismo internazionalista è l'incognita e la sfida inedita della nuova fase.
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