Gast-arbeiter, intervista a un emigrante

Gast-arbeiter, intervista a un emigrante

Gast-arbeiter, intervista a un emigrante: "Nelle baracche ero diventato la mascotte degli operai. La maggior parte di essi era analfabeta, alcuni non sapevano nemmeno fare la firma e grazie a me potevano scrivere alle loro famiglie. In questo modo venivo a conoscenza di molte cose della loro vita, delle loro condizioni, dei loro sogni e desideri. Ma se da una parte era molto interessante perché mi apriva nuovi orizzonti, dall'altra mi riempiva spesso di malinconia. A volte addirittura mi commuovevo nel vedere quegli uomini rudi, con le mani callose e il viso pieno di rughe, usciti indenni dal conflitto bellico e temprati da tanti stenti e sofferenze, piangere nel sentire le notizie sui figli, lasciati in tenera età o addirittura nati dopo la loro partenza. Raccontavano di come fosse duro il lavoro nel paese straniero che li ospitava, a volte quasi ostile e dei sacrifici che facevano." "The barracks I had become the mascot of the workers. Most of them were illiterate, some didn't even make the signature and I could write to their families. In this way I was aware of many things in their lives, their conditions, their dreams and desires. But if one side was very interesting because I opened new horizons, the other often filled me with melancholy. Sometimes I even kept crying at seeing those men rudi, with calloused hands and face full of wrinkles, emerged unscathed from the war and hardened by so many hardships and sufferings, crying on hearing the news about children, left at an early age or even born after their departure. Told of how hard it is working in the foreign country that hosted them, sometimes almost hostile and the sacrifices they made. "
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